Radiografie

Radiografie: mammografia, ecografie, arteriografia, ecocardiografia, tac, risonanza magnetica e angiografia

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Radiologia

I radiologi utilizzano le radiazioni ionizzanti in varie forme per diagnosticare e curare le malattie.
Fra i loro metodi di indagine vi sono le radiografie (compresa la mammografia), la tomografia assiale computerizzata o TAC, la tomografia a emissione di positroni o PET, la risonanza magnetica nucleare o RMN e l’angiografia.

Imaging

Nel 1895 Wilhelm Röntgen realizzava la prima radiografia, un’immagine della mano di sua moglie.Disciplina medica consistente nella produzione, nell’interpretazione e nell’impiego a fini diagnostici o terapeutici di immagini del corpo umano vivente. La visualizzazione per imaging permette la definizione di una diagnosi e la messa in opera di una terapia (imaging interventivo).

L’imaging medico è basato sulla radiologia, che utilizza i raggi X, sull’ecografia, che impiega gli ultrasuoni, sulla risonanza magnetica (RM), che sfrutta le diverse reazioni dei nuclei a un campo magnetico, e sulla medicina nucleare, che fa uso degli isotopi radioattivi.

Caratteristiche della radiologia

La radiologia si basa sull’impiego dei raggi X. Viene utilizzata per la diagnostica e per il trattamento delle malattie, secondo diverse modalità tecniche.
Questa radiografia semplice del cranio mostra la volta che sormonta la base, le prime vertebre (in basso), le cavità della faccia (a sinistra, in nero).
L’arteriografia cerebrale mostra l’arteria carotide interna e i suoi rami (in rosso), le ossa del cranio (in arancione).
Registra l’immagine di una regione anatomica su una pellicola radiografica. Si pratica senza preparazione (radiografie semplici o standard, ossa, polmoni, addome) o in seguito alla somministrazione di un mezzo di contrasto (arteriografia, artrografia, colangiografia, mielografia, flebografia, transito esofagogastroduodenale, urografia endovenosa ecc.). Le prime radiografie sono state realizzate dal fisico tedesco Wilhelm Conrad Röntgen (premio Nobel per la fisica nel 1901) a partire dal 20 novembre 1895.
Consente di osservare gli organi in movimento su uno schermo fosforescente. Attualmente l’esame viene praticato utilizzando un amplificatore intermedio di luminosità e un canale televisivo (radioscopia televisiva). L’amplificatore di luminosità (apparecchio che trasforma un’immagine ottica in elettronica) consente di ridurre nettamente la dose di radiazione somministrata al paziente.
Sezione verticale della testa con TC.
Sono visibili, dall’alto in basso (in blu e i n verde) le circonvoluzioni cerebrali, i corpi callosi e, davanti al cervelletto, il tronco cerebrale, che si prolunga nel midollo spinale.Si tratta di una tecnica di radiografia per sezioni: consente di ottenere dettagli di immagini che apparirebbero indistinte su una radiografia d’insieme, eliminando la sovrapposizione degli strati sovra- e sottostanti. Unendo una serie di sezioni, è possibile ricostruire il contorno di un organo che, su una pellicola standard, risulterebbe nascosto da altre strutture. La tomografia è stata inventata nel 1917 dal medico francese André Bocage. Oggi tende a essere sostituita dalla TC.

Questo esame, realizzato con un apparecchio a raggi X, è centinaia di volte più sensibile della radiografia convenzionale. In pratica, la pellicola radiografica è sostituita da rivelatori e un computer ricostruisce l’immagine punto per punto. La rotazione dell’apparecchio intorno all’oggetto esaminato e l’orientamento del fascio di raggi X forniscono un’immagine in sezione assiale (perpendicolare all’asse del corpo), da cui il nome dato (nel 1972) al sistema dal suo inventore, l’ingegnere britannico Godfrey Newbold Hounsfield: computed axial tomography (tomografia assiale computerizzata). L’inventore condivide il premio Nobel 1979 per la fisiologia e la medicin a con il fisico americano Allan MacLeod Cormack. Questa tecnica ha permesso di ottenere immagini in sezione di organi sino a quel momento inaccessibili, come il cervello, il midollo e il rachide, il pancreas, i polmoni, la milza, i reni, la vescica.

Consiste nel trattamento informatico delle immagini radiologiche.

Utilizzo dell’imaging a scopo terapeutico, per guidare i movimenti durante gli interventi chirurgici. Il suo impiego si sta sempre più estendendo.

L’ecografia è stata introdotta in medicina negli anni ’50 del secolo scorso. Questo metodo, che utilizza l’emissione e la riflessione degli ultrasuoni, è impiegato per lo studio di tutti gli organi pieni dell’addome, del cuore e degli organi non nascosti dallo scheletro (globo oculare, cervello nel neonato). Ha completamente rivoluzionato il monitoraggio del feto nel corso della gravidanza.
L’applicazione dell’effetto Doppler, che misura la variazione tra la frequenza di un fascio di ultrasuoni emessi da una sonda e quella del fascio riflesso dal sangue circolante (captato dalla medesima sonda), le conferisce una notevole efficacia in ambito circolatorio. Questa tecnica è completamente priva di rischi.
Ricostruzione computerizzata del cervello in tre dimensioni, a partire dalle immagini ottenute mediante risonanza magnetica.L’imaging con risonanza magnetica (RM) è basato sul fenomeno della risonanza magnetica nucleare (RMN), scoperto nel 1946 dai fisici americani Edward Mills Purcell e Felix Bloch (premio Nobel per la fisica nel 1952). Questa tecnica permette l’acquisizione di immagini in sezione, in tutti i piani dello spazio, di rappresentazioni tridimensionali. L’applicazione di programmi per la scansione radiografica ha premesso di ricostruire immagini a partire dal fenomeno di risonanza magnetica nucleare. Le prime imm agini in sezione del corpo umano si sono ottenute nel 1973.

Questo metodo sfrutta la proprietà dei protoni contenuti nel corpo umano di risuonare a frequenze diverse se posti all’interno di un campo magnetico molto intenso. Gli organi sottoposti a tale campo magnetico producono così la propria immagine. I dati raccolti sono di due tipi: informazioni anatomiche (confrontabili con quelle ottenute mediante TC) e informazioni di segnale, il cui valore diagnostico è incomparabilmente superiore a quello di qualunque altra tecnica di imaging.

Le immagini del cervello sono di una qualità stupefacente: la risonanza magnetica permette di distinguere la sostanza grigia (corteccia, o nuclei grigi) dalla sostanza bianca (fibre nervose ricoperte di mielina). L’elevato contrasto che presentano le immagini dei tessuti contenenti grasso consente l’applicazione della tecnica allo studio dell’anatomia del corpo umano, attraverso la realizzazione di sezioni in tutti i piani dello spazio. La risonanza magnetica non comporta alcun rischio per il paziente né per l’operatore.

La tecnica permette infine di realizzare esplorazioni degli organi in movimento (cine-RM), angiografie mediante risonanza magnetica (angio-RM), di misurare i parametri della circolazione sanguigna ecc.
L’applicazione di programmi di ricostruzione delle immagini consente di ricomporre l’immagine tridimensionale dell’organo esaminato, della testa in particolare, per effettuare simulazioni neurochirurgiche.

La medicina nucleare (o isotopica) è frutto della scoperta della radioattività, nel 1896, per opera del fisico francese Henri Becquerel, i cui lavori scientifici furono ripresi da Pierre e Marie Curie (tutti e tre premi Nobel per la fisica nel 1903). L’introduzione di un isotopo dotato di breve emivita, fissato su una molecola il cui percorso nell’organismo sia noto, permette la marcatura selettiva di un tessuto. Questa radioattività temporanea viene captata da un’apparecchiatura specializzata.

Si tratta di una sorta di cartografia isotopica, che raccoglie le radiazioni emesse da sostanze radioattive (isotopi dello iodio, del tecnezio ecc.) scelte in funzione dell’organo da visualizzare e introdotte nell’organismo per vie diverse (endovenosa, respiratoria).
Permette di diagnosticare precocemente eventuali anomalie funzionali di un organo (polmoni, ossa, tiroide). Esplorazioni di questo tipo espongono il paziente a un’irradiazione molto debole, paragonabile a quella ricevuta nel corso di una radiografia classica.
La tomoscintigrafia consente di esaminare non solo l’anatomia, ma anche il funzionamento del cervello.Completa la scintigrafia, fornendo immagini in sezione della distribuzione del tracciante nell’organismo.

Consiste nell’osservare come si ripartisce e viene utilizzata nei tessuti una molecola (per esempio quella del glucosio) opportunamente marcata con un isotopo radioattivo (detto emettitore di positroni).
Somministrata al paziente, questa molecola permette di ottenere un’immagine degli organi e di studiarne l’attività.

A lungo limitata all’esplorazione del funzionamento del cervello, questa tecnica di imaging, di altissimo valore predittivo, è oggi largamente impiegata per la diagnosi e la valutazione dell’estensione di numerosi tipi di tumori (del polmone, del colon, neoplasie di pertinenza otorinolaringoiatrica, linfomi, melanomi).

Imaging con risonanza magnetica

Evidenzia gli stessi elementi della TC, ma con contorni più netti. In particolare fornisce maggiori dettagli sulla struttura interna degli organi e dei tessuti.
Sezione verticale dell’addome (le ossa a ppaiono in verde, i reni in violetto).Tecnica di imaging radiologico che utilizza le proprietà di risonanza magnetica (RM) dei componenti del corpo umano (i protoni, in particolare quelli dell’acqua).

La RM, che si presta all’esplorazione di tutto il corpo, viene spesso eseguita dopo un altro esame (radiologia convenzionale, ecografia, TC). È principalmente indicata nella diagnosi delle malattie del sistema nervoso centrale: le immagini sono più precise di quelle ottenute con la TC, soprattutto in zone come il midollo sp inale, o per patologie come la sclerosi multipla. Attualmente la RM fornisce, nei Paesi sviluppati, il 70% delle immagini neurologiche, sia a complemento della TC, sia come prima indicazione. È utile per la diagnosi delle malattie ossee e articolari, in particolare di quelle che colpiscono contemporaneamente lo scheletro e il sistema nervoso, come l’ernia del disco (affezione della colonna vertebrale). Tra gli sviluppi più recenti di questa tecnica, vanno citati l’angio-RM e l’imaging funzionale del cervello. L’angio-RM permette di ottenere immagini dei vasi sanguigni.

La RM è parimenti utilizzata in cardiologia, per osservare l’attività contrattile del miocardio e valutarne la perfusione (irrorazione sanguigna del muscolo), nonché la composizione dei tessuti (tessuto adiposo, muscolare, fibroso).

Al momento dell’esame, i tessuti del corpo umano sono sotto posti a un potente campo magnetico, e tutti i protoni in essi con tenuti si orientano nella stessa direzione. In un secondo tempo i protoni, sottoposti a un’onda elettromagnetica del tipo delle onde radio, entrano in risonanza con questa e oscillano tutti insieme sec ondo lo stesso angolo. Quando infine l’onda radio viene improvvisamente interrotta, i protoni ritornano nella loro posizione di partenza (tempo di rilassamento) emettendo un’onda elettromagnetica, detta di risonanza, che viene captata da appositi ricevitori e registrata.
L’analisi computerizzata delle onde così captate permette di ricostruire un’immagine, in cui la densità di ciascun punto è funzione delle onde ricevute, e quindi della densità protonica del te ssuto in quella zona. L’intero procedimento dura alcuni millisecondi.

La RM non richiede preparazione, ospedalizzazione, riposo prolungato o digiuno preparatorio. Non si devono indossare oggetti metallici, né applicare sul corpo cosmetici, per non alterare l’esame.
Il paziente si sdraia su un piano che viene fatto scivolare all’interno di un tunnel aperto alle due estremità, posto al centro di un elettromagnete (una sorta di cilindro di 50-60 cm di diamet ro per 2 m circa di lunghezza), al cui interno è attivo un potente campo magnetico. Il paziente non prova alcuna sensazione fisica, ma sente un rumore ripetuto piuttosto forte, che corrisponde all’emissione delle onde radio; mantiene il contatto con il medico attraverso un microfono. L’esame richiede che il paziente rimanga perfettamente immobile; a tal fine viene somministrato un sedativo ai soggetti claustrofobici e ai bambini. Può essere necessario migl iorare la qualità delle immagini mediante un’iniezione endove nosa di gadolinio, sostanza che non contiene iodio e non causa effetti collaterali, ma in via precauzionale non è somministrata alle gestanti.

L’esame dura normalmente 30-45 minuti.
Il soggetto è collocato in un elettromagnete cilindrico, fonte di un intenso campo magnetico.
L’esame, indolore, non comporta rischi né effetti collaterali noti ed è particolarmente utile nella diagnosi delle malattie cerebrali, ossee e articolari.
La RM è la sola tecnica in grado di fornire immagini in sezione su piani orizzontali, verticali e obliqui. Le realizzazione delle sezioni nelle tre dimensioni permette di definire al meglio i rapporti e le dimensioni di una lesione. Le immagini vengono da subito elaborate su una console computerizzata. I risultati vengono comunicati sotto forma di riproduzioni su pellicole radiografiche, accompagnate da un rapporto.
La RM è espressamente controindicata in caso di presenza nel corpo di oggetti in metallo magnetizzabile: frammenti penetrati accidentalmente, protesi metalliche vascolari o intracraniche, stimolatori cardiaci. Questi oggetti, la cui presenza non è sempre nota al paziente, vengono evidenziati da una radiografia preliminare.

L’esame non può essere realizzato nemmeno in pazienti particolarmente corpulenti. In compenso, è compatibile con la presenza di protesi d’anca, viti utilizzate in ortopedia e mat eriale di uso odontoiatrico.

La RM, esame del tutto indolore, non comporta alcuna irradiazione.
A tutt’oggi, non è noto alcun rischio associato al campo magnetico, nemmeno per le donne in gravidanza. Malgrado la sua innocuità e l’elevata qualità delle immagini, la sua prescrizione è limitata dalla scarsa disponibilità di apparecchiature e dal costo elevato dell’esame.

Lastra radiografica

Il termine lastra è improprio: si tratta infatti di un retaggio dei tempi passati, quando le radiografie venivano eseguite con l`uso di lastre di vetro ricoperte di un sottile strato di gelatina contenente di solito nitrato d`argento, un materiale fotosensibile.

Radioscopia

Esame radiologico in cui l’immagine prodotta dai raggi X viene proiettata e osservata su uno schermo fluorescente. La radioscopia è una tecnica di radiodiagnostica da tempo utilizzata per osservare i movimenti respiratori e cardiaci nelle fasi di contrazione e di apertura o chiusura valvolare. In passato essa impiegava una dose di raggi X oggi ritenuta eccessiva. Attualmente comporta un’esposizione molto più limitata, grazie alle migliorie tecniche riguardanti i materiali in uso: adozione di fibre ottiche speciali, amplificatori di brillanza, persistenza dell’immagine sullo schermo di controllo ecc.

Grazie a questi progressi, la radioscopia permette, per esempio, di seguire, con un amplificatore di brillanza, la riduzione di una frattura in sala operatoria. Ciononostante, in cardiologia è stata sostituita dall’ecografia e dall’esame Doppler.

Radiologia interventiva

Tecnica di intervento diagnostico o terapeutico sotto controllo visivo, per mezzo di strumenti di imaging. La radiologia interventiva, mediante visualizzazione ecografica o radiologica, permette di eseguire agoaspirati e biopsie di organi profondi; il drenaggio di ascessi; il trattamento di alcune ernie del disco della regione lombare con nucleolisi enzimatica (iniezione di un enzima nel disco) o frammentazione percutanea; il trattamento di alcune forme di cancro con perfusione locale di antimitotici (farmaci antineoplastici), in modo da proteggere il resto dell’organismo da effetti indesiderati; la neurochirurgia stereotassica.

Si avvale di numerose tecniche. L’obliterazione di un vaso sanguigno per mezzo di particelle solide o di un trombo prende il nome di embolizzazione. Questa procedura è impiegata per arrestare un’emorragia conseguente a una lesione, per ridurre la perdita di sangue in corso di intervento chirurgico o per far regredire una lesione vascolare (aneurisma).

In altri casi, la visualizzazione permette di seguire la progressione, in vasi precedentemente obliterati, di sonde munite all’estremità di vari strumenti, scelti in base alla patologia da trattare: palloncino rimovibile, per colmare la sacca formata da un vaso divenuto fragile (aneurisma), o fisso, per dilatare localmente un’arteria stenotica; filtro a forma di ombrello inserito nella vena cava inferiore, per proteggere i polmoni dal rischio di embolia.

Tutte queste tecniche consentono di ridurre i costi (e talvolta i rischi) di un intervento chirurgico classico, ma richiedono comunque il ricovero in ospedale.

Galattografia

Esame radiologico che permette di visualizzare i dotti gala ttofori (nei quali scorre il latte) della ghiandola mammaria.

La galattografia è indicata se si verifica fuoriuscita di sangue da un poro del capezzolo. Permette di visualizzare un’anomalia all’interno del dotto, in particolare un tumore, in genere benigno (papilloma).
Consiste nell’iniettare nel poro interessato dal sanguinamento un mezzo di contrasto radiopaco, mediante un mandrino (ago cavo), per poi ottenerne delle radiografie. Si tratta di un esame non doloroso, che non richiede il ricovero in ospedale né il ricorso all’anestesia.

Materiali usati per le lastre radiografiche

Nonostante l’uso del termine “”lastra”” sia ormai tanto radicato da essere comunemente accettato, oggi si usano delle pellicole dalle caratteristiche molto simili a quelle impiegate in fotografia; il termine corretto è pertanto “”pellicola radiografica”” o più semplicemente “”radiografia””. Queste pellicole sono costituite da un foglio di materiale plastico, trasparente, ricoperto da uno strato sensibile contenente di solito del nitrato d’argento. Quando la pellicola radiografica è colpita dai raggi X, il nitrato d’argento va incontro ad una reazione chimica che ne determina l’inscurimento. Se fra la sorgente di raggi X e la pellicola si trova il paziente, i suoi tessuti determinano un assorbimento selettivo delle radiazioni, diverso a seconda della radiopacità del tessuto; sulla pellicola viene quindi a formarsi una immagine che svela i dettagli della porzione di organismo esaminata.

Le radiografie sono dei “”negativi””. Questo significa che le strutture che assorbono maggiormente le radiazioni appaiono più chiare (esempio tipico, le ossa); quelle che le assorbono meno (radiotrasparenti) come i polmoni appaiono invece più scure. Al difuori dei contorni dell’organismo, la pellicola appare completamente nera, non essendo stati i raggi assorbiti da alcun materiale interposto (l’aria è quasi completamente radiotrasparente). Dopo l’impressione, le lastre radiografiche necessitano di un processo di sviluppo.

Mammografia

La mammografia è un esame ai raggi X a basse dosi di radiazioni, tuttavia se ne sconsiglia l’esecuzione in gravidanza.

Questa procedura diagnostica consiste nell`eseguire una radiografia delle mammelle con un particolare apparecchio detto mammografo, in grado di produrre un`immagine delle stesse senza che altre parti dell`organismo vengano a disturbare il quadro.

Scopi della mammografia

La mammografia permette di individuare un cancro e lesioni precancerose al seno, e di porre la diagnosi di sintomi quali dolore, tumefazioni, gemizio dal capezzolo.
La mammografia consente l’individuazione di lesioni cancerose e precancerose del seno.
L’esame va effettuato preferibilmente durante la prima metà del ciclo.

Procedura della mammografia

È sempre bilaterale e composto da due radiografie (di fronte e di profilo) per ciascuna mammella, a volte tre (una radiografia effettuata trasversalmente permette l’esplorazione del cavo ascellare).
Il radiologo invita la paziente a posizionarsi a seno scoperto davanti all’apparecchio; prima dell’esecuzione di ciascuna radiografia la mammella viene posta su un apposito sostegno e compressa mediante un piatto in materiale plastico, detto compressore. L’esame dura circa 20 minuti; se lo sviluppo delle radiografie è imme diato, e se il radiologo lo ritiene necessario, è inoltre possibile effettuare radiografie supplementari.

Non è richiesta alcuna preparazione, a meno che non si sia constatata la presenza di perdite dal capezzolo, nel qual caso si procede a una preventiva opacizzazione dei canali galattofori mediante iniezione di un mezzo di contrasto radiopaco (galattografia). L’esame non ha effetti secondari.

Alle donne oltre i 50 anni si consiglia di eseguire una mammografia di controllo ogni 2 anni.
Il medico può prescriverla nei casi a rischio di cancro del seno (familiarità, antecedenti personali, mastopatia fibrocistica), ma tale prescrizione non dispensa la paziente dal sottoporsi all’autopalpazione e a controlli medici regolari.

Interpretare la mammografia

L’interpretazione della mammografia non è semplice, e va lasciata ad un radiologo esperto nel campo. La mammografia normale presenta infatti una immagine non omogenea, dovuta alla coesistenza, all’interno della struttura mammaria, di tessuti a densità (e quindi a radiotrasparenza) diversa. In particolare, il connettivo che circonda la parte ghiandolare si presenta più denso rispetto alla ghiandola vera e propria e soprattutto rispetto al tessuto adiposo nel quale tutte le strutture mammarie sono immerse.

La mammografia rappresenta, se affidata ad esperti, un presidio di prima scelta nell’organizzazione della prevenzione della patologia della neoplastica mammaria. Il radiologo infatti può individuare dalla mammografia la presenza di lesioni nodulari di piccole dimensioni che possono sfuggire anche ad un attento esame clinico. L’aspetto radiografico di alcune lesioni è poi tale da suggerirne la possibile natura neoplastica (margini sfrangiati, numerosi prolungamenti, etc.) e da indurre il medico a richiedere un esame istologico che chiarirà definitivamente le diagnosi. L’unica controindicazione all’esecuzione frequente delle mammografie è l’esposizione di un tessuto tanto delicato a dosi significative di raggi. Si tratta pertanto di un esame da non ripetere più una volta all’anno, se non sotto precisa indicazione del medico curante.

Mammografia digitale

Secondo gli esiti delle ricerche più recenti, la mammografia digitale è uno strumento migliore rispetto a quella convenzionale per individuare la presenza di patologie a carico del seno nelle donne con meno di 50 anni e in quelle che si trovano in premenopausa. La mammografia convenzionale prevede la riproduzione dell’immagine del seno direttamente su pellicola. Nella mammografia digitale invece un dispositivo assorbe i raggi x trasmessi attraverso la mammella e li converte in segnali elettronici che sono poi a loro volta trasformati in un’immagine elettronica che viene archiviata su computer. Quindi il radiologo può elaborare l’immagine in un secondo momento, utilizzando software specifici che aiutano l’individuazione di eventuali anomalie. Tuttavia, altri studi non erano riusciti a dimostrare la superiorità di questo strumento diagnostico rispetto a quelli precedentemente in uso. Nello studio condotto da E. D. Pisano (University of North Carolina) e colleghi, 49.528 donne senza sintomi di tumore al seno sono state esaminate sia con la mammografia convenzionale sia con quella digitale.

Due radiologi hanno poi interpretato le mammografie ottenute. In termini generali, entrambi i metodi d’indagine si sono rivelati efficaci nell’individuazione di tumori al seno. Tuttavia, la mammografia digitale è stata nettamente più precisa nell’individuare anomalie nelle donne di età inferiore ai 50 anni, in premenopausa e in quelle con il tessuto del seno più denso. Benché questi risultati siano incoraggianti, l’impiego su vasta scala della mammografia digitale è ostacolato dai costi; una mammografia digitale costa infatti da 1,5 a 4 volte di più di quella convenzionale. Il gruppo di ricerca guidato da Pisano attualmente sta effettuando un’analisi sul rapporto costo/efficacia di questo nuovo strumento d’indagine diagnostica.

Radiografia

É questa una metodica radiologica mediante la quale si ottiene la riproduzione su una pellicola fotografica delle immagini di strutture interne del corpo prese in esame, ottenute grazie alla proprietà di trasmissione nel corpo dei raggi X.

Tecniche radiografiche

La radiografia rappresenta il principale mezzo di realizzazione dell’indagine radiologica. La lastra fotografica impressionata (radiografia) è ottenuta mediante l’azione di un fascio di raggi X (raggi Roentgen) che attraversa una parte del corpo umano, interposta tra la sorgente dei raggi e la lastra stessa. Il principio è seguente: i raggi X attraversano qualsiasi ostacolo non metallico, ma vengono trattenuti parzialmente in misura maggiore o minore a seconda della densità dello spessore dell’ostacolo stesso. Pertanto interponendo il torace di un paziente tra una fonte di raggi X e una lastra fotografica, avverrà che il cuore, organo muscolare pieno di sangue, tratterrà più raggi dei polmoni, organi leggeri e pieni d’aria. Per l’alto contenuto di sali di calcio, le ossa sono, nel corpo umano, gli organi più radiopachi. Gli esami dei vari organi per i quali è necessaria l’introduzione dei mezzi di contrasto, si definiscono rispettivamente, per i bacinetti renali, pielografia; per la vescica urinaria, cistografia; per la vescichetta biliare o colecisti, colecistigrafia; per i bronchi, broncografia; per le arterie, arteriografia; per le vene, flebografia; etc.

Stratigrafia

La stratigrafia è la metodica che permette di esaminare un organo a sezioni e secondo vari piani di orientamento cioè come se si facessero radiografie di strati isolati all’organo preso in esame. L’immagine radiografica comune, detta anche “”radiografia standard””, è chiaramente un’immagine piana, ossia a due dimensioni, essendo formata dalle ombre degli organi più o meno trasparenti ai raggi X, proiettate sul piano della lastra radiografica. Naturalmente, per la diversa opacità delle parti che il fascio di raggi incontra sul suo cammino attraverso una regione del corpo, I’immagine radiografica è costituita da un’ombra complessa, formata dal sommarsi e dal sovrapporsi delle ombre delle parti situate su piani diversi, il che potrebbe essere paragonato al guardare in trasparenza parecchi fogli messi l’uno sull’altro. Per queste caratteristiche l’immagine standard non dà alcuna sensazione di rilievo e non permette una localizzazione delle singole ombre secondo le dimensioni dello spazio; inoltre l’esatta interpretazione di essa presenta difficoltà tanto maggiori quanto più ricca di piani, cioè più spessa è la parte radiografata.

La stratigrafia, invece, permette la rappresentazione radiografica di un solo “”strato”” di una parte dell’organo (cioè di un solo foglio, per riprendere l’esempio precedente). Il vantaggio che ne deriva è importante per ottenere un quadro più chiaro e fedele delle eventuali lesioni. La stratigrafia è molto utile nella diagnosi delle malattie polmonari. La semplice stratigrafia non permette di ottenere però immagini molto particolareggiate: le stratigrafie a causa della tecnica con cui sono ottenute, hanno sempre un aspetto leggermente “”sfocato””. Un notevole passo avanti in questo campo è stato ottenuto applicando alle immagini stratigrafiche le tecniche di elaborazione elettronica: si è così ottenuta la tomografia assiale computerizzata, o T.A.C che consente l’elaborazione di immagini stratigrafiche ricchissime di particolari, e riferite ai piani di sezione desiderati. L’esame tomografico computerizzato è essenziale per lo studio di molti organi, dal cervello al fegato, dalla milza al pancreas.

Radiografia toracica

Immagine ottenuta mediante esposizione del torace ai raggi X, che rende visibili principalmente i polmoni e la gabbia toracica. Si tratta di uno degli esami più prescritti.

La radiografia toracica permette di individuare la maggior parte delle lesioni polmonari, tra cui quelle legate a tubercolosi, pneumopatie infettive (soprattutto polmonite) o edema; rende inoltre possibile la diagnosi delle malattie che colpiscono pleura (pleurite, pneumotorace), cuore e grossi vasi (profilo cardiaco, ingrossamento del cuore nell’insufficienza cardiaca, aneurisma dell’aorta) e mediastino (adenopatia).

La radiografia toracica si esegue ambulatorialmente, senza preparazione. L’esecuzione di una radiografia frontale del torace richiede che il soggetto stia in piedi, nudo sino alla cintola, con il petto contro la cassetta portapellicola, le mani sulle anche, le spalle basse e i gomiti in avanti, per evitare la sovrapposizione delle immagini di scapole e braccia a quella del torace. Per ottenere la corretta esposizione dell’immagine dei polmoni, l’operatore regola l’apparecchiatura in base alla costituzione fisica del soggetto, al quale chiede di inspirare profondamente e trattenere il respiro durante l’esposizione. Al bisogno, si può realizzare anche una radiografia di profilo.

Nell’immagine toracica normale vista di fronte, le parti trasp arenti ai raggi X risultano scure, quelle opache chiare. I polmoni appaiono quasi neri (trasparenza polmonare), gli organi toracici (in particolare cuore e grossi vasi) in varie tonalità di grigio. Le ossa (vertebre, coste, sterno, clavicole) risultano molto chiare, quasi bianche (opacità scheletriche).

Qualora la radiografia non sia sufficiente per stabilire la diagnosi, il medico può prescrivere la TC toracica, che permette di individuare lesioni più piccole, grazie alla sua elevata sensibilità al con trasto tra i tessuti dei polmoni e l’aria in essi contenuta. Ed è proprio la presenza dell’aria a rendere l’ecografia e la risonanza magnetica non idonee a questo tipo di indagine.

Questo esame non viene più praticato in modo sistematico nell’ambito della medicina scolastica o del lavoro, per limitare l’esposizione ai raggi X. Inoltre, le sue indicazioni sono più ris trette in caso di ricovero ospedaliero prima di un intervento chirurgico. È preferibile evitarlo in gravidanza.

Radiografia dentaria

Immagine dei denti e delle arcate dentarie, ottenuta mediante esposizione ai raggi X.

È utile per la ricerca di anomalie che non sarebbero individuabili con l’esame clinico: carie in fase iniziale, ascesso, cisti o granuloma all’estremità di una radice, tumore o frattura di una radice o di un osso mascellare, dente ritenuto. Permette di stabilire o confermare precocemente una diagnosi e predisporre un trattamento.

Le tecniche variano a seconda di ciò che si vuole visualizzare.

Radiografia intraorale

Il soggetto tiene in bocca, dietro il dente da esaminare, una pellicola ad alta sensibilità protetta da un involucro. L’indagine, che può essere realizzata con i raggi divergenti o convergenti e con i raggi paralleli, consente di ottenere un’immagine dettagliata del dente, della gengiva e dell’osso. Nelle apparecchiature più moderne, al posto della pellicola si trova un sensore che traduce l’immagine in codice digitale, rendendone possibile la visualizzazione sullo schermo e la registrazione tramite computer.

Radiografia panoramica

Fornisce un’immagine d’insieme delle arcate dentarie e delle ossa mascellari, ma ha una definizione inferiore a quella della radiografia retroalveolare localizzata.

Tomodensitometria a raggi X

Applicata ai denti, consente di misurare l’osso disponibile per eventuali impianti.

Una radiografia dentaria non comporta alcun rischio perché la dose di raggi X è davvero esigua. A scopo precauzionale, è comunque preferibile far indossare alle donne in gravidanza un grembiule piombato.

Radiografia con bario dell’intestino tenue

Esame radiologico dell’intestino tenue.

Permette di individuare un’eventuale lesione della parete del digiuno o dell’ileo (rispettivamente prima e seconda parte dell’intestino tenue) o un restringimento di tali segmenti, per infiammazione o tumore.

Il paziente deve essere a digiuno. L’esame prevede l’utilizzo del bario, una sostanza densa e radiopaca che deve essere ingerita, in quantità variabile a seconda dello scopo dell’indagine, oppure introdotta nel duodeno per mezzo di una sonda, attraverso la bocca o il naso; in quest’ultimo caso è possibile iniettare un antispastico per evitare la nausea. La scelta del metodo è a discrezione del radiologo. Questi procede a due studi concomitanti, uno dinamico (consistente nel seguire la progressione del bario sullo schermo radioscopico), l’altro statico (consistente nel realizzare radiografie a intervalli reg olari).
Il transito del bario nell’intestino tenue può durare da 1 a 5 ore, a seconda che venga ingerito o introdotto con una sonda.

L’esame, controindicato in gravidanza, non comporta effetti secondari, anche se l’ingestione del pasto baritato o la sua introduzione tramite sonda può risultare sgradevole. Al termine dell’esame, il paziente può tornare alle sue attività e riprendere ad alimentarsi normalmente. Nei 2 giorni seguenti le feci avranno un aspetto biancastro, a causa dell’eliminazione del bario.

Radiografia dell’addome

Alla radiografia dell’addome senza preparazione le ossa appaiono bianche, i muscoli e gli organi (dai contorni indefiniti) formano lo sfondo e l’aria intestinale appare sotto forma di macchie nere. Il più semplice esame radiologico dell’addome visto in posizione frontale. L’esame dell’addome senza preparazione (ASP) fu utilizzato sin dall’inizio del XX sec.

Scopo della radiografia dell’addome senza preparazione

Le radiografie dell’addome senza preparazione sono spesso utilizzate per diagnosticare urgenze addominali, in particolare dolori, prima di un eventuale intervento chirurgico. Esse consentono di ricercare segni di occlusione intestinale, perforazione intestinale, calcoli alle vie biliari o urinarie. Permettono in tal modo di ottenere una visione d’insieme dell’addome e del bacino, con imaging sui visceri (fegato, milza, reni, tubo digerente e vescica), dei muscoli e dello scheletro (ultime coste, vertebre lombari, bacino e sacro, anche).

Procedura della radiografia dell’addome senza preparazione

Le radiografie dell’addome possono essere realizzate d’urgenza senza alcuna preparazione, anche se sarebbe preferibile che il paziente fosse a digiuno. Le radiografie vengono effettuate da diverse angolazioni (proiezioni), con il paziente in posizione distesa, eretta o seduta. È consigliabile realizzare almeno due radiografie frontali (anteroposteriore), di cui una in posizione verticale e l’altra orizzontale. A completamento, è possibile effettuare un’ulteriore radiografia frontale mentre il paziente è disteso su un fianco o sul ventre. In caso di diagnosi dubbia, l’esame può essere ripetuto dopo alcune ore. Prima di qualsiasi intervento chirurgico, vengono generalmente effettuate anche una radiografia del torace e un’ecografia addominale a completamento.

Risultati della radiografia dell’addome senza preparazione

Lo stomaco e l’intestino (organi cavi), contenenti aria, che non assorbe i raggi X, appaiono radiotrasparenti o chiari, in nero sull’immagine; le ossa, che assorbono i raggi X, si presentano dense o opache, in bianco; gli organi pieni (fegato, milza e reni), dal grado di assorbimento intermedio, paragonabile a quello dell’acqua, appaiono sui toni del grigio.

Le radiografie dell’addome senza preparazione consentono di riconoscere:

  • calcoli delle vie biliari o urinarie, che appaiono densi o opachi;
  • occlusioni intestinali, con immagini di livello idroaereo orizzontale alla radiografia fatta in posizione eretta o seduta, in cui la parte inferiore di natura liquida risulta densa e quella superiore chiara e gassosa;
  • pneumoperitoneo, che indica la perforazione di un organo cavo, caratterizzata, in posizione eretta, dalla presenza di aria nella parte superiore dell’addome, sotto la cupola diaframmatica.

Teleradiografia

Esame radiografico ottenuto ponendo la sorgente delle radiazioni (tubo a raggi X) a una certa distanza dall’organo esaminato (per esempio il capo).

La teleradiografia viene usata frequentemente in neurochirurgia stereotassica (localizzazione geometrica intracerebrale a tre dimensioni), in ambito ospedaliero, e in ortodonzia (corre zione della disposizione dei denti), in ambulatorio medico. La tecnica, determinando un livellamento dei contrasti o producendo un’immagine esente da deformazioni, permette la misurazione diretta, a grandezza reale, delle strutture osservate. Di conseguenza, una teleradiografia del capo fornisce un’immagine del cranio e della morfologia dentofacciale in cui la distanza e l’angolazione (cefalometria) possono essere modificate in relazione alle immagini necessarie per mettere a punto e monitorare il trattamento ortodontico.

Il paziente, seduto di profilo, è mantenuto nella posizione co rretta da un semplice dispositivo (cefalostato) posto in prossimità della cassetta che contiene la pellicola radiografica.
La sorgente di raggi X, a una distanza di 4 m, fornisce contemporaneamente una proiezione delle immagini scheletriche e cutanee della testa. Una tecnica di attenuazione della radiazione (filtrazione) permette di ottenere sulla stessa pellicola lo scheletro della testa, l’immagine delle arcate dentarie e il profilo richiesto per eseguire una valutazione estetica.

Ecotomografia

Ecografia bidimensionale che fornisce immagini dei vari piani dell’organismo.

Ecografia

L`ecografia è una tecnica relativamente nuova per ottenere immagini di organi del corpo umano in maniera non dannosa.

Si basa sull’impiego di ultrasuoni, che vengono riflessi o assorbiti diversamente a seconda della densità degli strati che attraversano.

Può essere chiamata anche tecnica di imaging medico che utilizza gli ultrasuoni. Trova impiego anche come tecnica di imaging interventiva per eseguire punture o biopsie.

Nel blocco operatorio, può fungere da guida per l’esplorazione chirurgica, anche del cervello e del midollo spinale. Essendo semplice e innocuo, è spesso il primo esame a venire praticato per stabilire una diagnosi.

Ecografia addominale

L’ecografia addominale (relativa a fegato, pancreas, milza, colecisti, vie biliari e grossi vasi come l’aorta e la vena cava inferiore) viene prescritta in caso di anomalie ematiche quali aumento dei livelli ematici di alcuni leucociti, dolori addominali o ittero. Per mette di individuare infiammazioni, cirrosi, calcoli biliari, e di locali zzare una cisti o un tumore.

L’ecografia endovaginale (eseguita tramite una sonda introdotta nella vagina) permette di osservare utero e ovaie e, in caso di dolori o emorragie, di rivelare la presenza di eventuali fibromi o cisti.

Rispetto all’ecografia convenzionale (applicazione della sonda sul basso ventre), presenta il vantaggio di permettere di seguire in tempi molto più precoci l’andamento di una gravidanza e, in particolare, di controllare l’attività cardiaca del feto.

Viene inoltre utilizzata per seguire lo sviluppo dei follicoli ovarici durante il trattamento della sterilità o in previsione di una fecondazione in vitro, e per verificare il corretto inserimento del diaframma. Può fungere da guida in alcuni atti chirurgici (puntura di cisti ovariche o follicoli, trattamento di una gravidanza extrauterina).

L’ecografia mammaria è un esame complementare alla mammografia.
Permette di precisare se un tumore è liquido o solido, fornisce alcune indicazioni riguardo alla sua benignità o malignità ed è utile come guida nella puntura di una massa mammaria.
L’ecografia osteoarticolare viene utilizzata, come integra zione delle radiografie, per la diagnosi delle lesioni muscolari e tendinee degli arti.
L’ecografia pelvica esplora il piccolo bacino, le vie genitali e il retto.
L’ecografia prostatica permette di esplorare la prostata e la vescica per via endorettale.
L’ecografia renale consente di valutare le dimensioni e la simmetria dei reni. Può inoltre rivelare la presenza di cisti o tumori renali e una dilatazione delle vie urinarie, dovuta alla loro compressione o ppure a un blocco per calcolosi o tumori.
L’ecografia vescicale mette in evidenza la presenza di urina nella vescica e le anomalie di quest’organo (cisti, tumori).
Vengono infine praticate anche modalità ecografiche particolari, indicate per l’esame specifico di un organo o un apparato:

  •   l’ecocardiografia per il cuore e i grossi vasi;
  •   l’ecografia Doppler per il sistema vascolare;
  •   l’ecografia oculo-orbitaria per l’occhio.

L’ecografia si pratica in due modalità: unidimensionale e bidimensionale. La prima, poco usata, indica attraverso un tracciato le strutture incontrate da un fascio di ultrasuoni nel loro per corso in linea retta. La seconda, di impiego più comune, offre immagini anatomiche a due dimensioni: in tal caso si parla di ecotomografia.
La sonda, appoggiata sulla pelle o introdotta in una cavità naturale (vagina o retto), è munita di un emettitore di ultrasuoni (onde acustiche non percepibili dall’orecchio umano) che attrave rsano gli organi ma vengono in parte riflessi quando incontrano t essuti di densità diversa.

Ne esistono vari tipi:

  •   le sonde utilizzate per via esterna vengono poste sul corpo del paziente in corrispondenza della regione da esplorare;
  •   le sonde endocavitarie (utilizzate per via interna) vengono introdotte nella vagina (ecografia endovaginale, per esp lorare il piccolo bacino), nel retto (ecografia endorettale, per stu diare la prostata) o nell’esofago (ecografia endoesofagea, per esp lorare il cuore);
  •   le sonde miniaturizzate, introdotte nei vasi mediante cateteri, permettono l’ecografia intravascolare.

Gli ultrasuoni, che si propagano facilmente in un mezzo liq uido, da cui non vengono riflessi, sono invece fermati dall’aria e dalle ossa.
Per questo motivo non si può fare ricorso all’ecografia per stu diare il cervello, i polmoni, l’intestino e le ossa stesse. Per contro, gli organi non cavi, come il fegato o i reni, sono visibili distintam ente.
Il computer, basandosi sugli ultrasuoni riflessi, produce immagini visualizzabili su un semplice schermo o su un sistema video, che possono essere fotografate. Ponendo a confronto i diversi piani il medico interpreta i risultati dell’esame.
A seconda della zona da esplorare, il paziente si distende sulla schiena o sul fianco, con il torace o il ventre scoperti. L’ecografia endovaginale si svolge in posizione ginecologica (ginocchia flesse e divaricate, piedi nelle apposite staffe). Per le ecografie es terne, la zona viene preventivamente cosparsa di gel, per favorire la trasmissione degli ultrasuoni. In seguito, il medico applica la sonda e la sposta via via che osserva gli organi sullo schermo di controllo. In questo modo può informare immediatamente il paziente del risultato.
Alcune ecografie richiedono che il soggetto ingerisca una quantità di acqua sufficiente a riempire la vescica, in modo che questo organo non sia visibile, altre che sia a digiuno e assuma un preparato destinato a ridurre i gas intestinali. L’esame è indolore e dura da 10 a 20 minuti.
L’ecografia è un metodo di imaging medico a basso costo, che non richiede né una preparazione particolare del paziente, né il suo ricovero in ospedale. Non comporta i rischi che sono invece connessi all’impiego dei raggi X. Non ha effetti secondari noti.

Ecografia ostetrica

Esame che permette di visualizzare il feto grazie alla tecnica degli ultrasuoni.

Nel primo trimestre di gravidanza, l’ecografia ostetrica consente di diagnosticare la vitalità dell’embrione, determinare il periodo gestazionale e individuare gravidanze multiple o extrauterine.
L’esame consiste nel porre sull’addome della paziente una sonda che emette ultrasuoni, in modo da poter osservare sullo schermo le immagini così ottenute. Permette di acquisire un certo numero di elementi utili a monitorare l’andamento della gravidanza.
Nel secondo trimestre (intorno alla ventiduesima setti mana di amenorrea), serve a controllare le dimensioni del feto, i suoi movimenti e i battiti cardiaci. Permette inoltre di effettuare determinate misurazioni (diametro biparietale, diametro addominale trasverso, lunghezza del femore), per controllare che la sua crescita prosegua normalmente, e di verificare che la quantità di liquido amniotico sia sufficiente. Infine, mette in luce le principali malformazioni o anomalie morfologiche che possono orie ntare verso la diagnosi di un’anomalia cromosomica come la trisomia 21.

Nel terzo trimestre (intorno alla trentaduesima settimana di amenorrea), consente di verificare la morfologia del feto, individuare eventuali malformazioni tardive, valutare la quantità di liquido amniotico e la posizione della placenta.

Grazie all’ecografia è possibile inoltre conoscere il sesso del nascituro, anche se si tratta di gemelli, con un margine di errore molto piccolo, a men Il feto è ben visibile (se ne distinguono la testa e le gambe); è immerso nel liquido amniotico (in nero) e circondato dalla parete uterina (in rosa). La gestante può vedere il suo bambino sullo schermo. o che la posizione del feto non impe disca di vederne gli organi genitali. Quando è necessario effettuare analisi, questo esame funge da guida al prelievo del liquido amni otico, del sangue fetale o dei villi coriali (tessuto placentare).

Infine, in certi casi, l’ecografia consente di realizzare in utero piccoli interventi riguardanti anomalie di cui ci si occuperà non appena sarà possibile far nascere il bambino, in base alla maturità raggiunta dai suoi polmoni.

Una sonda viene appoggiata a contatto con la pelle della paz iente, in corrispondenza della regione da esplorare. Lo strumento è dotato di un emettitore di ultrasuoni (onde acustiche non percepibili dall’orecchio umano), che attraversano gli organi, ma ven gono in parte riflessi in base alle variazioni di densità dei tessuti che incontrano.

Prima del quarto mese di gravidanza, l’ecografia ostetrica richiede l’ingestione di una quantità di acqua sufficiente a riempire la vescica, in modo che questo organo non sia visibile. L’esame è ind olore e dura da 10 a 20 minuti.

La paziente, in posizione supina, ha il ventre scoperto. L’addome viene preventivamente cosparso di gel per favorire la trasmissione degli ultrasuoni. In seguito il medico applica la sonda e la s posta via via che osserva il feto sullo schermo di controllo. Può così fornire immediatamente indicazioni sul risultato dell’esame.

L’ecografia è non comporta i rischi che sono invece connessi all’impiego dei raggi X. Non ha effetti secondari noti.

Applicazioni dell’ecografia

Le applicazioni dell’ecografia sono vastissime. Il campo ostetrico è forse quello in cui si è avuto un uso più massiccio di questa metodica, che non determina rischi né per il nascituro né per la madre e consente di seguire facilmente l’evoluzione di una gravidanza. In cardiologia l’ecocardiogramma si associa sempre più frequentemente all’elettrocardiogramma per le preziose indicazioni morfologiche che fornisce (permette anche di visualizzare i foglietti delle valvole cardiache). L’ecografia viene anche utilizzata per studiare la morfologia degli organi addominali e pelvici, e la presenza in essi di eventuali formazioni patologiche. Particolarmente prezioso è l’impiego dell’ecografia nel localizzare e riconoscere con precisione le cisti a contenuto liquido di diversi organi: in questo campo, la diagnosi ecografica offre una certezza praticamente assoluta. Un po’ meno certa è la diagnosi di tumori e metastasi: in questo caso con l’esame ecografico è possibile localizzare la presenza di una lesione, ma resta più difficile definirne con precisione la natura.

Un’importante applicazione della tecnica ecografica è la dopplergrafia, un metodo diagnostico basato sempre sull’emissione e sulla ricaptazione di un fascio di ultrasuoni, che consente di valutare il flusso del sangue nelle arterie e nelle vene. La dopplergrafia è utilizzata nella diagnosi delle occlusioni vascolari provocate da placche aterosclerotiche, trombi ed emboli, soprattutto per valutare l’efficacia di un intervento chirurgico di disostruzione, cioè per capire se, asportando la lesione che occlude il vaso o eseguendo un by-pass, si può ristabilire la normale circolazione sanguigna.

Vantaggi ecografici

Gli ultrasuoni impiegati nella pratica ecografica trasportano quantitativi di energia veramente bassi. Questo fatto costituisce un notevolissimo punto di forza della tecnica ecografica rispetto ad altre tecniche che consentono di vedere “”dentro”” al corpo umano come le radiografie tradizionali.
Infatti la pericolosità di un mezzo d’indagine che si serva dell’interazione di una qualche forma di energia con la materia della quale l’organismo è composto dipende essenzialmente dalla quantità di energia impiegata. Le radiazioni usate in radiologia sono ionizzanti e possono determinare dei danni proprio per la notevole quantità di energia che esse trasportano. Le onde sonore usate in ecografia sono talmente povere di energia che possono essere utilizzate con sicurezza anche in corso di gravidanza; anzi, il controllo dell’andamento della gestazione è proprio uno dei campi nei quali l’ecografia si è imposta per la sua sicurezza nei confronti della radiografia. Fra i vantaggi dell’ecografia rientra anche la facilità con la quale si possono ottenere valide immagini di organi in movimento come il cuore. Il principio della tecnica ecografica è semplice.

Un trasduttore è applicato sulla superficie dell’organismo, ed emette ultrasuoni che penetrano nello spessore dei tessuti. Il trasduttore non è altro che un congegno che funziona sul principio di un altoparlante; la differenza è che invece di emettere suoni udibili emette nella frequenza degli ultrasuoni. La frequenza varia fra 1 e 15 MHz; gli impulsi vengono emessi a brevissimi “”polsi”” la cui durata varia da 1/1000 ad 1/300 di secondo. Quando gli ultrasuoni prodotti dal trasduttore incontrano la superficie di separazione fra due tessuti a densità diversa (per esempio la superficie del fegato o il cranio di un feto) viene a formarsi una vera e propria “”eco”” che, sotto forma di onda riflessa, ritorna al trasduttore che provvede a convertirla in impulsi elettrici; questi impulsi elettrici vengono amplificati ed utilizzati per formare una immagine.

Assorbimetria

Metodi fisici di misurazione della perdita di energia durante la fase di attraversamento di un corpo da parte di un’onda elettromagnetica (luce, raggi X o raggi gamma) o corpuscolare (raggi alfa o raggi beta) o da parte di un’onda sonora. La perdita di energia al momento dell’attraversamento corrisponde alla quantità di energia assorbita.

Le applicazioni mediche dei metodi descritti sono molteplici e trovano impiego in laboratorio per quantificare vari dosaggi.
L’ecografia impiega la differenza di assorbimento dei suoni nei tessuti molli, mentre l’assorbimento degli ultrasuoni da parte delle ossa serve a valutare la densità ossea.

Sicurezza delle ecografie in gravidanza

Un gruppo di scienziati australiani è giunto alla conclusione che le ecografie durante la gravidanza non provochino danni al feto, anche se vengono eseguite più volte; in particolare, non sono emersi danni immediati né a lungo termine, causati dagli ultrasuoni utilizzati in questo tipo di test, nel corso della vita dei bambini. L’ecografia è una procedura diagnostica non invasiva di routine che viene effettuata durante la gravidanza per controllare dimensioni, crescita, salute ed età gestazionale del feto. Alcune ricerche precedenti avevano suggerito la possibilità che un numero elevato di questi test potesse influire negativamente sulla crescita del feto, mentre J. Newnham (King Edward Memorial Hospital, Australia) ritiene che la crescita e lo sviluppo dei bambini siano nella norma. Secondo Newnham, l’esposizione e un numero elevato di ecografie a partire dalla diciottesima settimana di gravidanza potrebbe provocare effetti minimi sulla crescita fetale, ma in seguito la crescita e lo sviluppo dei bambini sono analoghi a quelli di chi è stato sottoposto a un solo test.

Il gruppo di ricerca guidato da Newnham ha preso in esame circa 2700 bambini. La metà dei soggetti è stata esaminata più volte mediante ecografia prima della nascita; nessuno di loro ha presentato alcun tipo di anomalia congenita. I ricercatori hanno seguito la crescita e lo sviluppo dei bambini fino a otto anni di età. La crescita dopo un anno di vita dei soggetti dei due gruppi era simile e, al termine dello studio, non si è rilevata alcuna differenza per quanto concerne le caratteristiche comportamentali. Secondo Newnham, i risultati della ricerca circa questo tipo di test sono rassicuranti, ma è necessario un ulteriore approfondimento, soprattutto per via della grande diffusione di questa tecnologia diagnostica.

Arteriografia

Tipo di radiologia che consente di visualizzare direttamente un’arteria e i suoi rami, e di studiare le eventuali anomalie della zona a cui l’arteria porta il sangue.

L’arteriografia si effettua iniettando nell’arteria un mezzo di contrasto iodato. L’arteriografia è globale se il mezzo è iniettato in un tronco arterioso (aortografia), selettiva se è iniettato in un ramo arterioso (per es. nell’arteria renale).

L’arteriografia è impiegata generalmente per elaborare diagnosi preoperatorie, consentendo in particolare di precisare l’ubicazione dei vasi e delle lesioni e di ottenere informazioni preziose sulla circolazione venosa e arteriosa.

L’arteriografia permette di localizzare stenosi, aneurismi e di individuare l’origine di un sanguinamento digestivo. Consente inoltre di rilevare malformazioni dei vasi (angiomi, fistole), lesioni traumatiche e patologie ischemiche, causate cioè dall’interruzione o dalla diminuzione della circolazione sanguigna (trombosi arteriosa o venosa). In caso di infarto intestinale, l’esame consente di riscontrare un’obliterazione acuta per trombosi o embolia, e di procedere alla riduzione della circolazione sanguigna.
L’arteriografia selettiva dell’arteria epatica permette di specificare l’estensione di un cancro del fegato.

L’arteriografia può essere realizzata in corrispondenza della regione anatomica da esaminare, nelle sue vicinanze, oppure a distanza.
Nelle arteriografie a distanza, il punto di inserimento del mezzo di contrasto si trova nella piega inguinale (arteria femorale).

L’iniezione del mezzo di contrasto iodato, che in radiologia rende visibili i vasi, è seguita dall’operatore. Si ottengono immagini dei tronchi arteriosi, dei relativi rami, dell’area in cui giungono i vasi (per es. un rene) e delle vene. La qualità delle immagini è di gran lunga superiore a quella ottenibile con le altre tecniche di imaging vascolare.

Le immagini vascolari possono essere impressionate direttamente su pellicole (angiografia convenzionale) oppure registrate temporaneamente nella memoria di un computer (angiografia digitalizzata). Alcune tecniche, in particolare la sottrazione (fotografica o digitale) delle immagini non vascolari, consentono inoltre di migliorare la qualità delle immagini.

L’arteriografia richiede solitamente un ricovero ospedaliero di alcuni giorni. Alcune forme semplici possono essere eseguite in day-hospital.

Ventricolografia

Visualizzazione dei ventricoli cardiaci per mezzo di tecniche di imaging medico. La ventricolografia, che consente di indagare in particolare il ventricolo sinistro, si serve attualmente di due tecniche.

Praticata nel corso di una coronarografia, utilizzando lo stesso catetere impiegato per questo esame, prevede l’iniezione di un mezzo di contrasto iodato radiopaco.

Prevede l’iniezione di un isotopo, in genere il tecnezio 99, per ottenere immagini con l’ausilio di una gammacamera.

In entrambi i casi si scattano immagini sia durante la sistole (contrazione) sia durante la diastole (rilassamento). Il confronto delle immagini ottenute nei due momenti permette di valutare le dimensioni e le prestazioni del ventricolo e di calcolare in particolare la frazione di eiezione ventricolare (percentuale del volume sanguigno espulso dal cuore a ogni contrazione).

Tocografia

Registrazione delle contrazioni uterine durante il parto. La tocografia è un esame sistematico che fornisce informazioni su forza, d urata e frequenza delle contrazioni e permette di individuare le anomalie della contrattilità del muscolo uterino, che può essere eccessiva (ipercinesia) o troppo debole (ipocinesia). Spesso associata a una registrazione dei rumori cardiaci fetali (monitoraggio del cuore fetale), questa tecnica può inoltre mettere in evidenza segni di sofferenza fetale legata alle anomalie della contrazione uterina. Viene realizzata per mezzo di un sensore di pressione mantenuto sull’addome da una cintura di gomma.

Ecocardiografia

Il muscolo cardiaco con, in basso, i ventricoli, appare di colore rosso-arancio; le cavità ventricolari, piene di sangue, sono invece blu.Tecnica di imaging che sfrutta gli ultrasuoni per ottenere un’immagine del cuore. Apparsa a titolo sperimentale nel corso della seconda guerra mondiale, l’ecocardiografia transtoracica si è evoluta negli anni ’60 del secolo scorso in modalità unidimensionale (TM: tempomovimento), ma si è sviluppata pienamente a partire dall a fine degli anni ’70, con l’introduzione della modalità a due dimensioni (BD: bidimensionale). Dall’inizio degli anni ’90 l’ecocardiografia transesofagea permette di avere un’immagine molto più particolareggiata dell’anatomia del cuore.

Questo esame utilizza una sonda ecografica posta sul t orace in corrispondenza del cuore.

Indicazioni dell’ecocardiografia

L’ecocardiografia transtoracica può rivelare le cardiopatie congenite.
Si utilizzano diverse sezioni planari, sotto vari angoli di incid enza; in questo modo, oltre a identificare le varie cavità, se ne stu diano i reciproci rapporti.

Lesioni del ventricolo sinistro sono visualizzabili con q uesto esame, in quanto lo spessore delle sue pareti (che aumenta in caso di ipertensione arteriosa di vecchia data) e la sua grandezza vanno incontro a modificazioni durante le contrazioni card iache.
Le dimensioni rispecchiano il grado di funzionalità della pompa cardiaca, che può essere resa meno efficace, per esempio, da un infarto del miocardio o da un malfunzionamento della valvola aortica o mitrale.

Anche le dilatazioni dell’atrio sinistro possono essere rilevate con ecocardiografia, in particolare quando la valvola mitrale è sede di una disfunzione.

È possibile mettere in luce anomalie delle valvole cardiache, mitrale, tricuspide, aortica o polmonare, che siano di natura strutt urale, e riguardino quindi la texture dei loro foglietti, oppure funzionale, e si traducano in modificazioni della loro attività (per perdita o stenosi).

Le lesioni del pericardio si manifestano sotto forma di ispessim ento o versamento pericardico (quantità anormalmente elevata di liquido nel pericardio).

Le lesioni dell’aorta apprezzabili mediante ecocardiografia transtoracica sono le dilatazioni e le dissezioni (clivaggio della parete arteriosa).

Un’“ecocardiografia da stress” permette di visualizzare il comportamento del cuore sotto sforzo, condizione sim ulata con l’iniezione di uno stimolante cardiaco (la dobutamina).
Tecnica
Una sonda ecografica applicata sul petto emette ultrasuoni, che penetrano nei tessuti cardiaci e vengono parzialmente riflessi ogniqualvolta incontrano una struttura di densità diversa ris petto a quella precedente (parete cardiaca, sangue). Gli ultrasuoni riflessi vengono captati da un apposito strumento, e il tempo che impiegano per tornare indietro viene convertito in una distanza utilizzata per ricostruire sullo schermo un’immagine simile a una sezione anatomica. La qualità delle immagini ottenute è variabile, in quanto l’obesità e alcune malattie polmonari, per esempio, rappresentano degli ostacoli alla propagazione degli ultrasuoni. Talvolta si procede all’iniezione intravascolare di una sostanza che migliora la riflessione, aumentando la visibilità delle cavità cardiache. Questo metodo, detto ecocardiografia con contrasto, è utile in particolare nei soggetti in cui gli ultrasuoni producono naturalmente solo una debole eco. L’esame dura in media da 20 a 40 minuti.

Vengono inoltre utilizzate due modalità ecocardiografiche.

  •  La modalità unidimensionale indica le variazioni di una dimensione anatomica in funzione del tempo. Serve a misurare la grandezza delle principali strutture cardiache (aorta, atrio sinistro, ventricolo sinistro).
  •  La modalità bidimensionale offre immagini anatomiche a due dimensioni. Permette di studiare i movimenti e le dimensioni delle varie parti del cuore. Oggi l’ecocardiografia bidimensionale può essere completata dal Doppler cardiaco, esame che consente di studiare la circolazione del sangue all’interno delle cavità cardiache.

È inoltre possibile, utilizzando una serie di immagini bidimensionali delle cavità cardiache, ricostruirne una visione in tre dimensioni (ecocardiografia tridimensionale).

Effetti secondari dell’ecocardiografia

L’ecocardiografia transtoracica è un esame indolore, che non richiede il ricovero in ospedale e non comporta effetti secondari.

Questo esame utilizza una sonda ecografica introdotta nell’esofago per via orale.

Tecnica dell’ecocardiografia

In anestesia locale, si introduce una sonda per bocca e la si fa avanzare nell’esofago sino al livello degli atri. Questo tipo di ecocardiografia si effettua in modalità bidimensionale.

Effetti secondari

Poiché questo esame può provocare scompensi del ritmo o l’ostruzione delle vie aeree, causata dal cibo rigurg itato, è necessario poter disporre di strutture di rianimazione.

Esofagografia

Esame radiografico dell’esofago effettuato dopo l’ingestione di bario o di un mezzo di contrasto idrosolubile.

L’esofagografia, praticata a digiuno, permette di individuare le lesioni esofagee e in genere rappresenta la prima fase di un transito esofagogastroduodenale (radiografia dello stomaco). Non richiede degenza in ospedale né anestesia, ed è oggi sostituita spesso dall’endoscopia esofago-gastroduodenale.

Tac

É la sigla utilizzata per definire una particolare tecnica radiologica. La sigla T.A.C. sta per Tomografia Assiale Computerizzata. La tomografia è una tecnica diagnostica realizzata per lo studio di singoli piani di spessore di un organo.

Come si esegue la tac

La T.A.C. è un esame innocuo ed indolore eseguito da un complesso composto da un generatore di raggi X unito a detector, da un computer, un video e da una unità per lo stampo e lo sviluppo. Per mezzo dei detector si discriminano i diversi coefficienti di assorbimento di X-fotoni da parte dei vari tessuti (sostanza cerebrale, in questo specifico caso, tessuto adiposo, sangue, ossa, neoplasie, etc. ). I risultati sono rapidamente elaborati dal computer e quindi trasmessi ad un disco magnetico per la visualizzazione e la fotografia. In trenta, quaranta minuti è così possibile ottenere dei fotogrammi estremamente chiari che evidenziano eventuali tumori, atrofie, ematomi, senza bisogno di ospedalizzare il paziente. La sigla T.A.C. è genericamente usata. La si utilizza per indicare un particolare genere di indagine radiografica, per il caso su espresso il termine più appropriato è EMI-scanner.

L’EMI-scanner sostituirà in gran parte indagini disagevoli e pericolose come l’angiografia cerebrale e la pneumoencefalografia. La tomografia assiale computerizzata permette di ottenere immagini molto ricche di particolari di organi scarsamente visibili con le comuni radiografie, come il cervello, il fegato, il relativo pancreas, la milza e così via. Un relativo svantaggio di questo esame è costituito dal fatto che il paziente è esposto a una quantità non trascurabile di radiazioni; d’altra parte, i vantaggi diagnostici sono ben superiori a questo svantaggio.

Risonanza magnetica nucleare

Proprietà fisica di alcuni nuclei atomici, in particolare quelli dell’idrogeno, che consiste nell’emissione di un segnale specifico per l’effetto congiunto dell’esposizione a un campo magnetico molto intenso e di un’eccitazione intermittente mediante un’onda di radiofrequenza.

Il fenomeno della risonanza magnetica nucleare (RMN), scoperto nel 1946, è alla base delle tecniche di spettroscopia con risonanza magnetica e di metodiche di imaging sviluppate a partire dal 1975.

Angiografia oculare

Esame fotografico che consente di ispezionare i vasi del fondo dell’occhio che irrorano la coroide e la retina.

L’angiografia oculare è essenziale in caso di diabete e per lo studio dell’iride. Può essere richiesta a compimento di un esame del fondo dell’occhio per fornire informazioni più precise su localizzazione ed estensione delle lesioni osservate.

Prevede l’iniezione di una piccola quantità di mezzo di contrasto, il fluoresceinato di sodio, in una vena periferica, generalmente nella piega del gomito. Il colorante circola nel sangue sino a raggiu ngere i vasi oculari; a questo punto vengono realizzate le lastre, attraverso filtri appropriati. L’esame dura circa 15 minuti. Nuove tecniche computerizzate consentono attualmente di ottenere immagini digitali.

Le informazioni fornite sono di tipo statico, cioè precisano lo stato anatomico della vascolarizzazione coroidea e retinica, e dinamico, cioè mostrano la circolazione del colorante nelle reti vascolari.

Gli inconvenienti sono per lo più lievi (vomito, malessere). Gli episodi di allergia alla fluoresceina, peraltro assai rari, possono essere prevenuti con un trattamento antiallergico. La visione sf ocata e l’abbagliamento causato dalla luce usata per realizzare le lastre, dovuti alla dilatazione della pupille mediante un collirio cicloplegico, possono arrecare fastidio nelle ore che seguono l’esame.

Gamma encefalografia

Esame scintigrafico del cervello.

Originariamente utilizzata per la ricerca di tumori, oggi la scintigrafia cerebrale si avvale di molecole specifiche del metabolismo cerebrale.
Le indicazioni principali sono le demenze (morbo di Alzhe imer), gli ictus e l’epilessia parziale. Anche la tomografia a emissione di positroni permette di effettuare numerose indagini cerebrali, tra cui quelle che coinvolgono i recettori a livello delle sinapsi.

Spettroscopia con risonanza magnetica

Tecnica che si basa sul fenomeno della risonanza magnetica nucleare per studiare le proprietà della materia, rappresentate sotto forma di uno spettro. Messa a punto nel 1946, sfrutta le proprietà di risonanza magnetica nucleare possedute in particolare dall’idrogeno, ma anche, seppure in misura molto minore, da altri nuclei atomici. Il principio è analogo a quello della risonanza magnetica: i nuclei, sottoposti a un potente campo elettrico e a un’onda di radiofrequenza intermittente, emettono un segnale caratteristico, che viene registrato come spettro. L’applicazione della spettroscopia con risonanza magnetica su un campione di materia o su una zona del corpo permette, grazie all’analisi dello spettro, il dosaggio della sostanza e lo studio della composizione chimica del materiale indagato.

Talvolta questa tecnica è impiegata insieme alla risonanza magnetica e fornisce informazioni complementari. Lo spettro di un tessuto, come quello del sistema nervoso, del fegato o dei reni, permette di capire se il tessuto in questione è normale o alterato da una patologia. Per esempio un’anomalia relativa allo spettro degli atomi di fosforo contenuti nel cuore contribuisce alla diagnosi di alcune cardiopatie. In neurologia, questa metodica permette di dosare la creatinina, l’N-acetilaspartato e i glutammati nella sostanza bianca cerebrale.

Oltre ad avere molteplici potenzialità nel campo della ricerca, della diagnosi e della sorveglianza delle malattie, la spettroscopia con risonanza magnetica ha svariate applicazioni extramediche, nei settori fisico, chimico, petrolchimico; è utile anche per smascherare le frodi alimentari.

Tomografia a emissione di positroni

L’esame fornisce immagini in sezione che risp ecchiano l’attività metabolica dei tessuti de ll’organo studiato (qui, il cervello). PET (Positrons Emission Tomography)

Tecnica di imaging medico basata sulla rilevazione, con un apposito apparecchio, delle radiazioni associate ai positroni (particelle elementari leggere di massa uguale all’elettrone, ma con carica elettrica positiva) emessi da una sostanza radioattiva introdotta nell’organismo. Questa tecnica permette di ottenere immagini in sezione (tomografie) di determinati organi.

La tomografia a emissione di positroni consiste nel misurare la concentrazione di un elemento radioattivo (che emette positroni) in ciascun volume elementare (detto voxel) dell’organismo. Integrando l’elemento in una molecola che presenta specifiche proprietà biochimiche, è possibile visualizzare la distribuzione della molecola nell’organismo ed effettuare sezioni dette tomografie, grazie alle quali il computer ricostruisce una rappresentazione in tre dimensioni.

Questa metodica permette di ottenere immagini molto più p recise di quelle fornite dalle altre tecniche di imaging. Per di più, i marcatori che utilizza, gli emettitori di positroni, contrariamente ai traccianti utilizzati in altre tecniche, sono isotopi di atomi costituenti le molecole organiche (carbonio 11, azoto 13 o ossigeno 15) e permettono quindi di marcare le molecole senza modificarne le proprietà biologiche. I tomografi che consentono di ottenere in qualche secondo un’immagine in sezione sono particolarmente adatti all’osservazione di fenomeni fisiologici come la p ortata o il volume sanguigni, la ripartizione dell’acqua o dell’oss igeno nei tessuti, la sintesi delle proteine ecc.

Gran parte delle sostanze che emettono positroni è però molto instabile e deve essere utilizzata entro pochi minuti. La PET è stata perciò a lungo impiegata solo per le ricerche in ambito medico, dato che sia l’apparecchio necessario alla produzione dei radioelementi (ciclotrone) sia quello che ne permetteva la rilevazione nell’organismo erano estremamente costosi.

La messa a punto di rivelatori di costo inferiore e di un radioelemento più stabile, il fluoro 18, utilizzabile in particolare per marcare un analogo del glucosio (il fluorodesossiglucosio, metabolizzato dal cuore e dal cervello), ha permesso di estendere le applicazioni della PET all’ambito clinico. Queste tecniche sfruttano la recente scoperta che numerosi tipi di cellule neoplastiche sono in grado di accumulare il glucosio.
La PET è sempre più utilizzata nei centri di ricerca clinica per studi sulla fisiologia di cuore, ossa, reni, polmoni e soprattutto cervello.
Questa tecnica ha reso possibili grandissimi progressi nella conoscenza dei neurotrasmettitori e dei meccanismi di attivazione delle zone della corteccia cerebrale.

Parallelamente, una più ampia disponibilità di fluorodesossiglucosio 18 (18FDG) ha permesso di indagare in modo più approfondito diversi tumori maligni.

La principale controindicazione di questo tipo di esame è la gravidanza. La tomografia con 18FDG è controindicata in caso di diabete, a meno che non sia compensato.

Il tracciante radioattivo viene iniettato per via endovenosa o fatto inalare al paziente. Quindi il soggetto si distende su un lettino scorrevole collocato nell’apertura cilindrica di un apparecchio, nel quale viene scansionato un determinato piano anatomico e registrata la radioattività emessa. Un esame neurologico o cardiaco du ra dai 10 ai 30 minuti, una scansione del corpo intero (con 18FDG) dai 30 ai 50 minuti.

Oltre a essere molto importante in numerosi settori di ricerca, la PET costituisce un potente mezzo di indagine clinica in oncologia, in cardiologia (ricerca di tessuto miocardico ancora vitale dopo un infarto), neurologia (epilessia, morbo di Parkinson) e neuropsichiatria (demenza senile, morbo di Alzheimer). L’impiego di apparecchi (in particolare ciclotroni) più piccoli e meno costosi, dedicati a specifiche applicazioni mediche, dovrebbe contribuire a espandere l’impiego della tecnica e a renderla più accessibile.

 

Tomografia computerizzata

Esame radiologico eseguito mediante tomodensitometro, o scanner a raggi X, che permette di elaborare immagini di sezioni molto sottili degli organi esaminati.

Il primo scanner a raggi X, inventato dall’ingegnere britannico Godfrey Newbold Hounsfield, fu presentato nel 1972. Grazie alla sensibilità di questo apparecchio divenne possibile distinguere, sezione per sezione, elementi sino ad allora visibili in modo confuso nelle radiografie. Le prime immagini tomodensitometriche, eseguite sul cervello, mostrano chiaramente le sue cavità ventricolari e gli spazi liquidi che lo circondano. La tecnica in seguito è stata estesa a tutta la testa e ad altre parti del corpo.

La tomografia computerizzata permette di visualizzare e studiare le patologie di cranio (cervello, ipofisi, occhio e vie ottiche, cavità sinusali e rinofaringee), colonna vertebrale e midollo spinale, torace, addome, bacino e scheletro.

TC cerebrale

Permette di evidenziare malformazioni cerebrali, alcune malattie vascolari (malformazione arterovenosa, emorragia cerebrale, ischemia arteriosa) e i tumori del cervello. Si tratta di un esame essenziale per valutare le conseguenze di un trauma cranico.
Consente inoltre di studiare con precisione l’orecchio (es terno, medio e interno), il globo oculare, il nervo ottico e l’ipofisi.

TC del globo oculare

Permette di visualizzare, grazie all’iniezione di un mezzo di contrasto iodato, le pareti dell’orbita, il globo oculare, il nervo ottico e i suoi involucri meningei, i muscoli oculomotori, la ghiandola lacrimale e alcuni vasi.

TC del rachide

Consente di evidenziare anomalie della colonna vertebrale (scheletro e struttura delle vertebre, dischi intervertebrali) e degli elementi nervosi protetti dalle vertebre (midollo spinale, nervi spinali).

TC toracica

Analizza con grande precisione le diverse strutture anatomiche del torace (cuore e cavità cardiache, vasi, bronchi, polmoni, mediastino), grazie alla ricostruzione tridimensionale di questi organi.