Psittacosi: sintomi, cura, cause, terapia, diagnosi e prevenzione
La psittacosi è una malattia infettiva tipica degli uccelli, determinata dall`infezione dell`animale da parte di un microrganismo che, pur non essendo un vero batterio, ha molte delle caratteristiche tipiche dei batteri Gram-negativi (Chlamydia psittaci).
Malattia infettiva causata dal batterio Chlamydia psittaci. Questo parassita infetta l’uomo, alcuni uccelli e i mammiferi. L’uomo viene contaminato per contatto diretto con un animale infetto, in g enere un uccello della famiglia degli psittacidi (pappagallo, cocorita); le secrezioni nasali e le feci di un animale portatore del germe possono essere fonte di contaminazione anche se questo è apparentemente sano.
Indice
Trasmissione della psittacosi
La malattia puó venire trasmessa all’uomo, esprimendosi in tale ospite sotto forma sistemica, con febbre, interessamento soprattutto dell’apparato respiratorio ed in particolare dei polmoni.
Il termine “”psittacosi”” indica che la malattia colpisce soprattutto gli uccelli appartenenti alla famiglia degli psittacidi, cioè dei pappagalli; in realtà la malattia può colpire anche altri tipi di uccelli, come i piccioni o gli uccelli da cortile. Un termine un po’ più generico, anche se meno usato, è “”ornitosi””, che indica che la malattia può essere contratta anche da uccelli diversi dai pappagalli. La psittacosi nell’uomo è quasi sempre una malattia professionale che colpisce allevatori di pappagalli, colombi o altri uccelli da cortile. Altri soggetti a rischio sono i veterinari, mentre è più raro che la malattia sia trasmessa all’uomo da canarini, pappagallini o altri volatili “”da compagnia””.
Il microrganismo responsabile della psittacosi è un essere intracellulare obbligato che si comporta da tutti i punti di vista come un batterio (possiede DNA, RNA, si riproduce per mezzo di un processo di fissione binaria) ma non possiede i “”macchinari molecolari”” necessari per lo sviluppo autonomo di energia metabolica, per la quale dipende interamente dalla cellula che lo ospita. Da questo punto di vista assomiglia quindi ai virus, ed è considerato infatti un punto di passaggio fra i batteri ed i virus. L’agente patogeno viene trasmesso dall’uccello infetto all’uomo per via quasi sempre respiratoria. La Chlamydia è presente nelle secrezioni, nelle penne, nelle escrezioni degli uccelli affetti; l’operazione più rischiosa per il contagio è probabilmente la pulizia delle gabbie degli animali affetti.
Sintomi della psittacosi
Il periodo di incubazione è di durata variabile ed è di solito asintomatico. Dopo una-due settimane dal contatto infettante si sviluppa improvvisamente una ipertermia notevole con manifestazioni respiratorie che comprendono una tosse non produttiva, secca, talora con senso di dispnea (solo nei casi più gravi).
In questo periodo i polmoni sono interessati da una infiammazione interstiziale, che non implica la produzione di muco da parte dell’epitelio bronchiale od alveolare, né il consolidamento di spazi polmonari come accade nelle comuni broncopolmoniti.
La psittacosi si manifesta dopo un’incubazione di durata variabile dai 6 ai 15 giorni. Ne esistono tre forme:
- la forma sistemica si manifesta con un’encefalite o una meningite, associate a una pneumopatia (infiammazione diffusa dei polmoni);
- la forma pseudoinfluenzale esordisce con brividi e febbre alta;
- la forma polmonare, o pneumopatia atipica, si manifesta con febbre alta, brividi, dolori muscolari e mal di testa. Nei primi giorni compare una tosse secca che persiste per 2 settimane, durante le quali evolve in polmonite (evidenziabile alla radiografia polmonare).
Diagnosi della psittacosi
La diagnosi si basa sull’esame clinico e sul colloquio con il paziente (per indagare il possibile contatto con un animale suscettibile di trasmettere l’infezione), sulla radiografia polmonare, che mostra opacità non ben delimitate, e su un’indagine sierologica specifica (metodo sierologico di immunofluorescenza indiretta), che risulta positiva dal dodicesimo giorno della malattia.
Terapia e cura delle psittacosi
Il trattamento consiste nell’assunzione di antibiotici per 3 settimane.
L’antibioticoterapia è efficace, ma per alcuni mesi può persistere una certa stanchezza.